Sospetto Covid? Subito a casa – Onere di segnalazione per i lavoratori a contatto con positivi
Deve abbandonare il posto di lavoro chi sospetta di essere stato contagiato dal Covid.
Appena sa di essere stato a contatto con persone positive al virus provato da test, infatti, il dipendente ha l’onere di segnalarlo all’azienda e di restare a casa; se lo appura mentre è in azienda, deve allontanarsi dal luogo di lavoro. Lo evidenzia, tra l’altro, la Fondazione studi dei consulenti del lavoro in un approfondimento di ieri sulle procedure da seguire in azienda in caso di riscontro di positività (o solo potenziale positività) di un lavoratore.
I ruoli in azienda. La Fondazione ricorda, prima di tutto, il ruolo importante a cui sono stati chiamati i medici di fabbrica (o competenti) nel periodo d’emergenza sanitaria da Covid. Il dpcm 3 novembre ha confermato quanto già disposto dai decreti precedenti in merito all’uso di mascherine e altre misure di protezione finalizzate alla riduzione del contagio (distanziamento fisico, lavaggio mani ecc.), compreso quelle die protocolli e linee guida nei settori lavorativi. In tale ambito, spiega la Fondazione, riveste un ruolo importante il medico competente, che ha il compito di collaborare con datore di lavoro e RLS (rappresentante dei lavoratori alla sicurezza) e/o RLST (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale), segnalando all’ azienda situazioni di particolare fragilità e patologie attuali o pregresse dei dipendenti, nel rispetto della privacy. Sul datore di lavoro, invece, ricade l’obbligo di informare i lavoratori circa le disposizioni delle autorità sanitarie, consegnando e/o affiggendo un’informativa all’ ingresso e in luoghi visibili dei locali aziendali. Infine i lavoratori: hanno l’obbligo di rispettare disposizioni e misure delle
autorità sanitarie e del datore di lavoro, per garantire la loro salute e prevenire ogni possibile forma di diffusione del contagio.
Lavoratore con sintomi.
In caso di febbre oltre 37.5° o altri sintomi influenzali, il lavoratore ha l’obbligo di rimanere al proprio domicilio e chiamare il medico di famiglia.
Il controllo dunque è di natura personale, riservato cioè ai lavoratori. Che, tuttavia, possono essere anche controllati prima dell’accesso al luogo di lavoro, con verifica della temperatura (è una facoltà non un obbligo per il datore di lavoro). Può succedere, poi, che il lavoratore sviluppi febbre e sintomi d’ infezione respiratoria (tosse, per esempio) quando è presente in azienda: in tal caso, deve immediatamente dirlo al datore di lavoro, al suo responsabile o all’ ufficio del personale.
In ogni caso scatta la procedura d’isolamento del lavoratore in luogo lontano dai colleghi in attesa di mettersi in contatto con il medico di famiglia.
Lavoratore con possibile contagio.
Nei casi in cui un dipendente fosse consapevole di essere entrato in contatto con persone risultate positive al virus a seguito di test specifico, ha l’onere di segnalarlo all’ azienda. In tal caso, il lavoratore non dovrà prestare attività e, se già presente in azienda, dovrà allontanarsi immediatamente attendendo il provvedimento di isolamento e/o quarantena.
Lavoratore con sospetto di contagio.
Nessuna procedura è prevista in caso di contatto con caso sospetto, la cui positività non è stata confermata da test specifico. Il lavoratore potrà svolgere normalmente la propria attività con le ordinarie accortezze per salvaguardare la propria salute e quella dei suoi colleghi.
( Articolo di Daniele Cirioli pubblicato su “Italia Oggi”)