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Forfettari, fuori subito dal regime i dipendenti oltre 30mila euro

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Decorrenza immediata per la causa di esclusione introdotta dalla manovra Secondo l’amministrazione nessun adempimento è contrario allo Statuto.

Il Mef chiude ogni spiraglio a un’applicazione posticipata della causa di esclusione sul cumulo dei redditi da lavoro oltre i 30mila euro (re)introdotta per il regime forfettario dalla legge di Bilancio. Nella risposta letta dal sottosegretario pentastellato all’ Economia, Alessio Villarosa, al doppio question time presentato sia dal M5S (primo firmatario Raffaele Trano) sia dalla Lega (primo firmatario Giulio Centemero), arriva l’ufficializzazione che la stretta è già operativa.

«Le modifiche apportate al regime con la legge di Bilancio per il 2020 non impongono alcun adempimento immediato – sottolinea il ministero – atto a garantire le condizioni abilitanti per la permanenza nel regime per i soggetti che nel 2019 avevano i requisiti per fruire del forfait».

Per il dicastero, quindi, «il requisito (20mila euro di spese massime per lavoro dipendente o accessorio) e la causa di esclusione (non aver percepito più di 30mila euro in qualità di lavoratore dipendente) impongono esclusivamente una verifica dell’ eventuale superamento» di tale soglie. Secondo il Mef non è ravvisabile alcun contrasto con lo Statuto del contribuente (legge 212/2000) e pertanto non è applicabile la linea interpretativa stabilita dalle Entrate con la circolare 9/E/2019 con cui era stata concessa maggiore flessibilità nella verifica sulla causa ostativa della detenzione di partecipazioni in Srl.

In quella occasione era stato stabilito, infatti, che nel 2019 il contribuente poteva continuare ad applicare il regime forfettario nel 2019, ma avrebbe dovuto rimuovere la causa ostativa (la quota nella Srl) entro la fine del 2019, altrimenti sarebbe fuoriuscito dal 2020. Per quanto riguarda invece il divieto di cumulo con i redditi da lavoro dipendente e/o assimilati oltre i 30mila euro, c’ era già un precedente “sfavorevole” ai contribuenti. La circolare 10/E/2016, in relazione alla stessa clausola inserita dalla legge di Bilancio 2016 (legge 208/2015), ne aveva sancito l’applicazione immediata senza alcuna possibilità di un anno sabbatico.

In continuità con quell’ orientamento, il Mef sancisce adesso che la fuoriuscita dal forfettario comporta l’adozione del regime ordinario «secondo i consueti noti adempimenti e secondo regole già fissate nell’ambito» dello stesso regime agevolato. Di conseguenza, conclude il ministero nella risposta, «non sembra possibile ritenere» un contrasto con l’articolo 3, comma 2, dello Statuto del contribuente secondo cui le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data dell’entrata in vigore. Anche se sul punto chi aveva sostenuto la tesi della decorrenza dal 2021 ha sottolineato come i neoforfettari si sarebbero dovuti confrontare da subito con l’obbligo di fattura elettronica con l’ingresso del regime ordinario.

Il Mef, invece, «ritiene che le modifiche al regime forfettario introdotte dalla legge di Bilancio per il 2020 operino a decorrere dal periodo d’ imposta 2020». A tal proposito, viene anticipato che l’agenzia delle Entrate sta lavorando a «documenti di prassi volti a fornire chiarimenti interpretativi». Una risposta che non è andata giù all’ opposizione. I deputati della Lega in commissione Finanze alla Camera rimarcano che «il Governo delle tasse solo oggi confessa di aver dichiarato guerra a partite Iva, lavoratori dipendenti e pensionati».

Mentre il senatore di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, coordinatore della Consulta parlamentare dei commercialisti, sottolinea che il Governo si conferma nemico dei professionisti. Raffaele Trano del M5S plaude, invece, alla certezza che la risposta fornisce sull’ effettiva entrata in vigore delle norme ma invita l’Esecutivo a sostenere le piccole partite Iva e i tanti giovani che decidono di avviare una nuova attività.

( Articolo di Marco Mobili e Giovanni Parente pubblicato su “Il Sole 24ore” )

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