In legge di bilancio, una decontribuzione triennale per neoassunti
Il governo è pronto a rafforzare gli incentivi per favorire le nuove assunzioni a tempo indeterminato.
Al momento, con il decreto Agosto, è previsto uno sgravio al 100% per sei mesi, con uno stanziamento di poco superiore al miliardo di euro, con il quale l’esecutivo si aspetta di realizzare 410mila posti fissi in più. L’idea che sta prendendo piede tra i tecnici dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, anche in vista di un autunno che si annuncia caldissimo, è quella di proseguire con l’esonero contributivo, allungando però la durata della decontribuzione al triennio, per tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato, senza vincoli geografici o anagrafici. Uno sgravio generalizzato, dunque, per una percentuale che è ancora da definire (se totale o al 50%). Molto dipenderà infatti dai fondi a disposizione. Per le donne, poi, si starebbe ragionando su un incentivo “aggiuntivo” per tutelare la loro permanenza al lavoro dopo la maternità. Accanto all’obiettivo, sempre in tema di empowerment femminile, di ridurre il gender pay gap, con incentivi sulla retribuzione di risultato che portino le imprese ad adottare indici di produttività gender oriented. Sono queste alcune misure e idee, emerse nei primi tavoli tecnici in vista del doppio appuntamento di ottobre, legge di Bilancio e Recovery Fund.
Dai prestiti Ue, il ministero del Lavoro si aspetta di ottenere non meno di 20 miliardi di euro; una fetta dei quali serviranno a far decollare il nuovo sistema di tutela all’interno del mercato del lavoro, composto dai nuovi ammortizzatori sociali in chiave universale e il fondo nuove competenze, per riqualificare i lavoratori (fino a fine anno è in vigore il blocco dei licenziamenti). Tenendo conto delle mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa, attraverso la contrattazione collettiva le parti possono raggiungere intese che prevedano la riduzione dell’orario di lavoro, stabilendo che una parte dell’orario vada impiegato per partecipare a programmi formativi, senza subire perdite economiche con il contributo del Fondo. Nel decreto Agosto, il Fondo nuove competenze è stato rifinanziato con ulteriori 500 milioni di euro, portando l’attuale dotazione a 730 milioni, e il suo utilizzo è stato esteso anche alle transizioni occupazionali fino al 2021. Il governo starebbe ora pensando di rendere il Fondo una misura strutturale, che permetta di sostenere le imprese che investono in formazione – mediante la riduzione del costo del lavoro a loro carico – permettendo ai lavoratori di aumentare le occasioni di progressione professionale o di nuovo impiego scongiurando così lo spettro della disoccupazione. La riforma strutturale della cassa integrazione è un altro caposaldo del pacheto di misure sul lavoro. Il ministero del Lavoro sta anche approfondendo una misura, fortemente richiesta dai sindacati: la detassazione degli aumenti contrattuali, in attesa dell’entrata in vigore del salario minimo che resta una priorità per il ministro Catalfo (nonostante la contrarietà delle parti sociali).
L’attuale tornata contrattuale interessa oltre 10,5 milioni di lavoratori, ma con l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) prossimo allo zero al quale vanno parametrati gli aumenti dei Ccnl, un boccata d’ossigeno per le buste paga dei lavoratori potrebbe arrivare dalla detassazione degli incrementi contrattuali. Il problema è che la proposta è stata avanzata in più occasioni dal governo (l’ultima nella bozza del decreto Agosto), ma poi ritirata dopo i rilievi della Ragioneria dello Stato sulla mancanza di coperture. Grandi assenti, almeno per il momento, restano le politiche attive (l’assegno di ricollocazione è destinato ai soli beneficiari del reddito di cittadinanza, restano esclusi i disoccupati percettori della Naspi), così come l’apprendistato e il potenziamento degli Its, in chiave di rilancio dell’occupabilità dei giovani.
( Articolo di G. Pog. su Il Sole 24 Ore)